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Un Salone che è Apertura, Accoglienza e Condivisione

La Corte di Castellazzo si compone di 6 edifici: le due grandi case dove abitano le famiglie, un rudere destinato in origine come ricovero per maiali, un essiccatoio che utilizziamo come deposito per materiale agricolo ed edile, una tettoia con annesso pollaio e ricovero attrezzi e infine una grande stalla.

Nonostante questo edificio occupi la sesta ed ultima posizione sulle carte del catasto ha abitato fin da subito le menti e i cuori degli abitanti della Corte che, dal primo momento ne hanno intuito il valore e le potenzialità.

L’edificio si compone di un grosso spazio centrale originariamente adibito appunto a stalla, due abitazioni su due livelli situate ai due estremi, un grande porticato ed un fienile tra il tetto e le volte della stalla.

Il progetto

Parallelamente alla ricostruzione/ristrutturazione delle case, le famiglie si sono occupate anche di questo spazio, inizialmente utilizzandolo come magazzino per le attrezzature del cantiere, come officina e come falegnameria, ma con il tempo, le energie e le competenze di tantissime persone è stato realizzato un vero e proprio progetto timbrato dalla soprintendenza dei beni culturali e che prevede la realizzazione di uno spazio polifunzionale al piano terra con una cucina industriale, una grande foresteria nello spazio superiore attualmente occupato dal fienile e la ristrutturazione di due nuovi spazi abitativi per le famiglie.

Foglio del progetto di ristrutturazione dell'edificio F

Se le case delle famiglie hanno a che fare con una dimensione più privata, il salone ha da sempre rappresentato quella pubblica della Corte concretizzando sul territorio i tre pilastri della proposta di Mondo di Comunità e Famiglia e cioè l’apertura, l’accoglienza e la condivisione con l’obiettivo di tornare ad essere una risorsa preziosa per il territorio che circonda la Corte e non solo.

Le attività

Così negli anni grazie a questo spazio abbiamo potuto organizzare feste di matrimonio (e feste di ogni tipo), servizi di doposcuola, corsi di cucina, di yoga e di arti marziali. Abbiamo celebrato messe (quando nella chiesa del paese non funzionava il riscaldamento), ospitato decine di gruppi di giovani provenienti dalle esperienze più disparate: scout, oratori, associazioni di disabili come ANffAS o ANGSA e di promozione sociale come Cibo è salute (l’associazione del nostro parroco don Sergio Chiesa) o Libera. Accolto un laboratorio di ceramica raku e uno di sartoria, stampa e tintura tessuti.

Grazie agli spazi del salone abbiamo potuto svolgere anche il servizio di recupero e distribuzione di cibo invenduto che portiamo avanti in collaborazione con la Parrocchia Sacro Cuore di Novara, Banco Alimentare e Caritas di Fara Novarese.

Il tetto

La stalla, come tutti gli edifici della Corte, è stata costruita attorno a metà 800 e, nonostante in questi anni abbiamo cercato di mantenere l’edificio in buono stato attraverso diversi interventi di manutenzione secondo le nostre competenze e possibilità economiche, il tempo e le intemperie stanno facendo la loro parte. In particolare la copertura si trova attualmente in una situazione tale da aver costretto la Fondazione I Care Ancora, proprietaria degli immobili, a dichiarare l’inagibilità dello stabile per pericolo di crollo.

Si tratta di un tetto a doppia falda di notevoli dimensioni dato che copre una superficie di oltre mille metri quadrati considerando anche il porticato. La travatura è ancora quella originale ed in più parti presenta cedimenti causati dalle infiltrazioni d’acqua. I coppi essendo solo appoggiati uno sull’altro con il tempo scivolano verso il basso lasciando la struttura sottostante scoperta.

Il presente

Per noi si tratta di un duro colpo. Allo stato attuale siamo costretti di fatto a sospendere fino a data da destinarsi tutte le attività che coinvolgono gli spazi della stalla/salone fino a quando non riusciremo a ripristinarne l’agibilità e, se per la stagione estiva (tempo permettendo) una soluzione si trova quasi sempre, per quella invernale la comunità non avrà più uno spazio comune al di fuori delle case.

Il futuro

Non siamo disposti ad arrenderci presto, almeno non fino a quando non avremo esplorato tutte le possibilità per poter rendere il nostro salone di nuovo agibile.

Stiamo coinvolgendo dei professionisti per fare degli studi di fattibilità, per comprendere meglio l’entità del lavoro necessario, i tempi e soprattutto i costi.

Quello che è chiaro è che noi come famiglie non possiamo (e forse non vogliamo) sostenerne la mole, sia in termini economici che in termini di complessità di gestione dello spazio, per cui ci piacerebbe coinvolgere associazioni, enti terzi e tutti coloro che, come le prime famiglie che per prime si sono prese cura della stalla, ne comprendono le potenzialità e hanno voglia di cogestire questo spazio investendo in una risorsa generativa di relazioni e benessere per il territorio.

F come Stalla

Ogni edificio della Corte sulle mappe catastali e sugli atti di compravendita è identificato da una lettera. La stalla è indicata dalla lettera F. F come Stalla.

Brindisi in occasione della fine della piastrellatura del salone